[Recensione] Duke Nukem Forever

[PC - PS3 - Xbox360]

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    Duke Nukem Forever





    Piattaforme: PC, PS3, XBOX360
    Data Uscita: 10 giugno 2011
    Genere: Sparatutto
    Sviluppatore: Gearbox Software
    Produttore: 2K Games
    Distributore: Cidiverte
    PEGI: 18+
    Lingua: Italiano
    Giocatori: 1 - 8 (Multiplayer online)

    ProContro
    - Violento, politicamente scorretto, esagerato come il Duca impone
    - A tratti divertente
    - Meno problemi tecnici sulla versione PC rispetto alle versioni console
    - Requisiti di sistema accessibili a tutti
    - Graficamente obsoleto
    - Non innova nulla, e non ci prova nemmeno
    - Multiplayer inutile



    L'uscita nei negozi di Duke Nukem Forever non è una tipica operazione commerciale, assume bensì i connotati dell'evento. Il mercato dei videogiochi aspetta il ritorno del Duca (fatta eccezione per i vari spin off di altalenante qualità che hanno tenuto in vita il brand) da più di tredici anni. Un paio di ere per il mondo del nostro hobby. Un tempo di sviluppo così ampio e le vicissitudini che ne conseguono possono risultare drammaticamente incisive sulla bontà del prodotto finale, e le nostre anteprime esponevano proprio questo dubbio. Un'idea su quale sia la risposta ve la sarete già fatta spulciando la recensione delle versioni console, ma non potevamo esimerci dal valutare anche la controparte PC. D'altronde, Duke Nukem ha mosso i primi passi proprio su questa piattaforma.

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    Hail to the OLD king, baby
    Per valutare con coerenza un titolo come Duke Nukem Forever occorre, secondo noi, fare un passo indietro nel tempo e capire esattamente cosa ha significato il brand nella storia dell'intrattenimento elettronico. Il Duca è stato, con il suo carisma e la sua volgarità, pioniere di diversi aspetti ritrovabili oggi in produzioni di ogni genere videoludico. A partire ovviamente dagli FPS, molti titoli attuali devono il loro successo a ciò che portò, più di qualunque altro capitolo della serie, Duke Nukem 3D. Il successo che ebbe ai tempi ne decretò l'entrata di diritto nell'olimpo dei videogame, tanto da divenire un'icona celeberrima anche tra i cosiddetti casual gamer. Appare scontato, dunque, come Forever arrivi sui nostri schermi con un fardello di aspettative estremamente pesante, e quanto sia facile essere fuorviati nel giudicarne pregi e difetti. Il dovere di noi critici e di voi giocatori è quello di analizzarlo esulando dal nome che porta, guardandolo come un FPS e non esclusivamente come un Duke Nukem.
    Provandoci, cosa evinciamo? Innanzitutto che ci troviamo di fronte ad uno sparatutto classico, che non innova assolutamente nulla e rimane strettamente ancorato al passato. Girovagare per le arene sparando agli alieni e affrontare l'inevitabile boss di fine livello è un esercizio già visto e rivisto, reso qui a tratti molto divertente grazie alle uscite esagerate del Duca, sempre pronto a enfatizzare un evento con i suoi atteggiamenti e commenti volgari. A disposizione del protagonista, oltre al solito esagerato arsenale, ci sono gadget come occhiali per la visione notturna, lattine di birra per aumentare la resistenza, steroidi per un temporaneo bonus sulla forza e un “Holoduke”, una sorta di ologramma che spiazza e confonde i nemici. Il gameplay, com'era prevedibile, assume ben presto un retrogusto vintage. Orde di alieni attaccano in massa senza un'apparente logica né una tattica, costringendoci a scaricare tutta la potenza di fuoco delle nostre armi in un turbinio di proiettili che ricorda molto gli sparatutto del passato. Non mancano i cali di ritmo, ai quali però purtroppo corrisponde una severa diminuzione del divertimento. Sotto forma di sezioni platform e semplici (diciamo pure banali) enigmi, questi momenti non vengono distribuiti nell'avventura in modo saggio: affrontare interi livelli praticamente senza sparare un colpo appare una forzatura nonché un'evasione troppo spinta dai canonici binari su cui dovrebbe rimanere il gioco. A volte si ha addirittura la sensazione che tali sezioni siano state inserite per aumentare la longevità complessiva della campagna: soluzione che comunque in parte sembra aver pagato. Per completare la nuova missione del Duca servono dalle 10 alle 12 ore a seconda del livello di difficoltà scelto, una durata superiore alla media degli altri FPS presenti sul mercato che compensa, come vedremo più avanti, la sostanziale inutilità del comparto multiplayer.
    Alla luce di queste analisi, dovessimo descrivere in una parola Duke Nukem Forever sceglieremmo “contraddittorio”. Il gioco Gearbox ha due volti: uno sorprende il giocatore con sprazzi di puro divertimento, l'altro lo spiazza mettendo a nudo la senilità del suo gameplay e, in generale, di tutto il comparto tecnico. Ciò non toglie che l'appassionato della serie troverà ciò di cui ha bisogno perché il carisma del protagonista non solo è rimasto inalterato, ma è anzi tornato in auge con maggior vigore. Forever è questo, prendere o lasciare.

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    Anche il Duca ha i suoi anni
    Eccoci alle note più dolenti, agli aspetti su cui il Duca tradisce tutta la sua vecchiaia. Com'era ipotizzabile, il complicatissimo iter di sviluppo ha portato alla pubblicazione di un gioco tecnicamente non al passo coi tempi. Non serve un occhio particolarmente scaltro per notare come Duke Nukem Forever sia graficamente insufficiente, senza andare a drammatizzare confrontandolo gli sparatutto più recenti. Il livello di dettaglio è scarso, così come la qualità dei modelli poligonali. A onor del vero diversi bug e rallentamenti scovati nella versione PS3 e Xbox360 qui sembrano fortunatamente spariti e, se spinto ad alte risoluzioni, il motore restituisce un impatto generale non così devastante. Il rovescio della medaglia, ovviamente, è l'accessibilità dei requisiti minimi di sistema: la configurazione consigliata che trovate in coda all'articolo basta e avanza per affrontare l'ultima fatica del Duca al massimo livello di dettaglio. Proprio per questi motivi la versione PC risulta essere quella generalmente migliore su cui investire i propri soldi, anche per via del prezzo inferiore. Se avete un computer, dunque, sapete in quale scaffale dovete andare a pescare. Ecco giustificato il voto finale, più alto di qualche punto rispetto a quello assegnato alle controparti console. Più che discreto il comparto sonoro: sposandosi perfettamente con l'atmosfera estremizzata e volgare del gioco, regala qualche sorriso ed effetti di buona qualità. Necessario spendere qualche parola anche sul multiplayer. Assolutamente accessoria, l'offerta online di Gearbox è un atto dovuto più che un aspetto del titolo su cui vi soffermerete. Simpatica l'idea di variare il classicissimo “capture the flag” introducendo una signorina succinta al posto della bandiera, ma è palese che non basti a mantenere alto l'interesse per più di un paio di match. Nessuno dotato di spirito critico, comunque, avrebbe mai puntato sul multiplayer in questo caso.

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    "Per sopravvivere, evitate di farvi sparare" "Ah...E poi? Fallo è quando arbitro fischia?"
    Definire "tormentato" lo sviluppo dello sparatutto di 3D Realms è riduttivo quanto definire leggermente pasciuta una balena da 23 tonnellate. Questo gioco è stato cancellato, riscritto da capo, rimodellato, dato per morto ed è infine riapparso quasi miracolosamente con lo sfavillante marchio Gearbox. La software house americana creatrice di Borderlands è una garanzia e i suoi ragazzi sprizzano talento da tutti i pori, peccato che l'ultima avventura del Duca sia arrivata nelle loro mani praticamente completa e che alla casa si debbano solo i ritocchi finali. Eravamo quindi consapevoli che il titolo non sarebbe mai riuscito a tener fede alle speranze dei fan e non ci aspettavamo di certo uno sparatutto rivoluzionario.
    C'è voluto poco a capire che avevamo fatto bene a mantenere basse le aspettative. Il gameplay di Duke Nukem Forever è quanto di più classico si possa trovare oggigiorno, quasi un omaggio agli FPS del passato. Il duca può scattare per un breve periodo di tempo, accovacciarsi, saltare e zoomare per colpire con più precisione, piazzare mine e lanciare granate. Nessuna delle meccaniche di gioco è stravagante o unica. La croce direzionale del pad gli permette di utilizzare degli speciali occhiali con visione notturna, o uno dei tre potenziamenti a tempo sparsi per le mappe: Steroidi in grado di fargli stendere qualunque nemico con un cazzotto, una lattina di birra che lo rende più resistente, e l'Holoduke, un'illusione che confonde i nemici e gli permette di attaccare indisturbato.
    Quando parliamo di "gameplay classico" non ci limitiamo ad indicare la semplificazione dei comandi. Tutta la campagna principale di Duke Nukem Forever offre un feeling fortemente simile a quello che si prova giocando i vecchi Doom, Quake o Unreal. Il titolo è lineare, ma le mappe sono complesse e spesso la direzione da seguire non è chiarissima, i nemici arrivano in massa e attaccano con una aggressività notevole, molti capitoli si chiudono con un enorme boss finale e le armi restituiscono una maneggevolezza molto rozza, privo della finezza e precisione che si trova nei vari Call of Duty o in Battlefield. Anche il livello di sfida strizza l'occhio al passato, con una difficoltà Normal più impegnativa della media. Le armi inoltre (quasi tutte riprese dall'arsenale del predecessore) non hanno caricatori particolarmente generosi, quindi capita a volte di dover razionare le munizioni per poter sopravvivere ad uno scontro affolllato. L'unica concessione al presente è rappresentata dall'Ego di Duke, una vera e propria barra dei punti vita che si ricarica in modo molto simile agli scudi di Halo. Questa giocabilità nuda e cruda e un po' superata in realtà non è affatto male, gli scontri contro le orde aliene sono spesso divertenti ed impegnativi, e tengono vivo l'interesse dei giocatori durante i vari capitoli della campagna. Il problema paradossalmente è rappresentato dalle fasi che si discostano dalle sparatorie e spezzano l'azione: per aggiungere varietà infatti, 3D Realms ha introdotto molti livelli ricchi di platforming, puzzle e sezioni a bordo di veicoli. Idealmente si dovrebbe trattare di una mossa vincente, la varietà alla fin fine è sempre ben accetta in uno sparatutto. Purtroppo però, mentre le missioni su quattro ruote e gli immancabili "massacri con torretta" sono una lieta variazione, non si può dire lo stesso delle missioni dove è necessario saltellare qua e là, o degli enigmi, davvero troppo elementari. Un paio di locazioni ricche di piattaforme e salti di precisione sarebbero state una gradita aggiunta, ma qui parliamo di interi capitoli quasi privi di scontri che richiedono solo di saltare (nei quali peraltro Duke è spesso in versione miniaturizzata) e/o spostare pesi e piattaforme per poter raggiungere luoghi precedentemente inaccessibili. Dopo un po' subentra la noia e la qualità della campagna cala drasticamente. Anche le boss fight, seppur spettacolari, non stupiscono per genialità. I pattern dei mostri finali sono piuttosto primitivi e non è certo arduo capire cosa fare e dove appostarsi per evitare di essere uccisi. Il comparto single player del redivivo Duke è un bagaglio misto, con alcune fasi ben strutturate ed abbastanza esaltanti affiancati tanti momenti decisamente più deboli.

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    Vado all'IKEA a comprare delle Pupe per il mio palazzo
    In molti videogame di questo genere, solitamente un online complesso e profondo sopperisce alle eventuali mancanze del single player. Non è il caso del Duca. Duke Nukem Forever si mantiene basilare anche nel multiplayer, con squadre da quattro giocatori che si affrontano in arene non molto estese. Le modalità sono quelle classiche: Deathmatch, Team Deathmatch, Hail To the King (Re della Collina), e l'unico game mode che aggiunge un po' di originalità al pacchetto, il Cattura la Pupa, che altro non è se non un cattura la bandiera dove la succitata bandiera è sexy, strilla e ogni tanto va sculacciata per evitare che vi copra la visuale con le mani. Un'idea singolare, che rinnova un pochino la formula, ma non basta a rendere il tutto davvero assuefacente. Neppure la possibilità di personalizzare Duke e la sua enorme casa con oggetti sbloccabili salendo di livello è sufficiente a tener vivo l'interesse, poichè si tratta di ricompense puramente estetiche, che non migliorano l'esperienza. Probabilmente farete qualche partita per il gusto di giocare nei panni del Duca e di riarredare un po' il suo grattacielo, poi lo abbandonerete per tornare a qualcos'altro.


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    Più bacon c'è, meglio è
    Duke Nukem Forever presenta indubbiamente dei difetti nella campagna principale e nel gameplay, ma nel complesso si difende comunque discretamente. Il comparto in cui tutti questi sforzi crollano è quello grafico, davvero tragico. Siamo visibilmente indietro di qualche anno rispetto alla concorrenza ed è impossibile nasconderlo: i modelli tridimensionali non stupiscono per i loro dettagli, le texture sono spesso poco definite e in molti casi vengono caricate in ritardo (o addirittura non vengono caricate affatto), gli effetti di illuminazione e le esplosioni non sono nulla di speciale, le animazioni risultano mediocri, il ragdoll è pessimo e il tutto non si muove neppure fluidamente, con cali di frame rate continui nella versione Xbox360 da noi testata. Non speravamo certo in una resa grafica superiore a quella di Crysis, ma qui si esagera. Non è tutto, altro tallone d'Achille del gioco sono i suoi caricamenti, davvero troppo lunghi. La cosa non peserebbe molto sulla qualità generale se il livello di difficoltà fosse indulgente con i giocatori, ma in questo shooter si affrontano scontri piuttosto impegnativi durante le fasi finali e si muore facilmente (soprattutto alla difficoltà massima). Doversi sorbire 30 secondi di loading screen dopo ogni game over non è certo una bella esperienza. L'unica caratteristica positiva del motore grafico è l'interattività degli ambienti. Duke può prendere, spostare ed utilizzare moltissimi degli oggetti che lo circondano, e farlo gli dona qualche punto vita in più in alcuni casi. Ci sono anche dei minigiochi carini utilizzabili in determinati livelli, come ad esempio un flipper. Altro piccolo punto a favore è la distruttibilità di certi elementi del paesaggio, resa decentemente, ma è una piccola battaglia vinta in una guerra finita disastrosamente. Tutta un'altra storia il sonoro, di altissimo livello, con musiche azzeccate e notevoli, e doppiaggi di qualità, tra cui spicca la leggendaria voce testosteronica di Jon St. John nei panni del protagonista. Elogiando gli attori originali non vogliamo implicare che il doppiaggio italiano sia scadente (anzi, a dir la verità è di ottima qualità, cosa molto rara ultimamente), ma ascoltare il duca ridoppiato è una bestemmia, non fatelo. Ottimi anche i dialoghi. L'umorismo esagerato e sconcio del Duca non ha l'impatto che aveva nei lontani anni novanta, ma strappa ancora qualche sana risata. Buona la longevità, con la campagna in singolo che si aggira attorno alle 8 ore di gioco, accompagnata da un multiplayer che può regalare qualche ora aggiuntiva di svago spensierato.

    Fonte: Spaziogames.it


     
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